È UNA DI QUELLE NOTTI LÌ …

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Di quelle che niente, non prendi sonno.
Troppe immagini, troppi colori, troppo Napoli a farci compagnia.
Anche perché alla vigilia un punto poteva anche starci bene, senza farci male, pensando al resto del cammino.
Ed invece no.
Perché il Napoli la partita l’aggredisce da subito
Onorando pezzi di storia presenti al San Paolo Maradona e scrivendolo, un pezzo di storia nuovo e bellissimo.
Ci mette pochi secondi a squarciare metà campo e piano partita di Klopp il nostro numero nove.
Quello in dubbio, quello che la gente mormolea perché “sbaglia i movimenti”.
Victor scatta e devasta la profondità, una, due, tre volte.
Sbaglia pure un rigore e chi se ne fotte, sapete com’è.
Rompe la linea e crea campo per un Napoli che lo capisci subito quanto sia compatto, aggressivo, dominante tecnicamente, presente come non mai come testa proprio.
Il palo esterno del Nigeriano, il rigore di Piotr, die palle di titanio il Polacco a prendersi quel pallone,
ancora Victor a procurarsi un rigore sacrosanto e sbagliarlo male.
Potrebbe essere un problema, perché generalmente un episodio simile ti riporta in partita chi hai davanti, ma in realtà non lo è, non stasera, non con questo Napoli.
Kvara strappa palloni e riparte con l’arte tra i piedi, regge fisicamente e vede pallone immaginario, sbaglia un gol ma entra in tutti i primi tre, ognuno rappresenta un piccolo manifesto di quanto appena elencato.
Simeone appena entrato per Victor infortunato sfrutta il talento del Georgiano, tocca il primo pallone della sua Champions e gonfia la rete, che manco nei sogni.
In mezzo il gioiello della combinazione tra Zielinski ed Anguissa, sinistro chirurgico ed istantanea di una prestazione di livello superiore per distacco di Frank.
Lobo non lo prendi mai. La sensazione è che i compagni gli darebbero il pallone fosse aggredito da una squadra sana sana, con la convinzione che lo Slovacco mai la perderebbe.
E così è.
Così come è altissimo il livello dei novanta di Amir e di un reparto che non soffre praticamente mai.
Una sorpresa Olivera, partita tosta e concentrata, ancora di più Alex alla migliore prestazione in maglia azzurra, almeno tre le uscite fatte con tempo, coraggio e palle, gli ingredienti che serviranno per ratificare la crescita del ragazzino che deve diventare grande.
La ripresa è chiusa dal Polacco, si prende un gol e aspetto con impazienza che qualcuno ci provi a rompere il cazzo anche per quello che è dettaglio infinitesimale.
Spalletti ed il suo Napoli, il nostro Napoli, hanno demolito il Liverpool.
È un fatto.
È storia.
Una storia fantastica.
Questa partita, questo primo tempo, si fa largo di prepotenza nella storia del Calcio Napoli e va a mettersi con pieno diritto vicinissimo a quello del settembre 1987, gol di Francini ed il Buitre ad assassinarci, un Napoli strepitoso allora, un Napoli strepitoso oggi.
È una di quelle notti che non dimentichi più.
Mai più.
Una di quelle notti che riavvolgi il nastro e ripensi allo scudetto strappatoci dal petto nel 2018, alla pandemia con l’orrore degli stadi vuoti, ad una società che per anni ha scientificamente allontanato la propria gente.
E non ti sembra vero di vedere per la prima volta società, allenatore, squadra e piazza che danno l’impressione di avere lo stesso obiettivo, di remare, forte, tutti nella stessa fottuta direzione, componente fondamentale per fare ciò che tutti vogliamo, pretendiamo, non vincere, ma provare a farlo
Si prova a chiudere gli occhi con la sensazione addosso, sotto la pelle, che stia nascendo qualcosa di bello.

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