mercoledì, Ottobre 16, 2024

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Hubble: la tensione era solo un’illusione?

Le recenti misurazioni del James Webb Space Telescope (JWST) potrebbero aver risolto uno dei più intriganti misteri dell’astronomia, o forse no. Da anni si discute su quella che viene chiamata “tensione di Hubble”, ovvero la discrepanza tra i diversi metodi usati per misurare l’espansione dell’universo. Una discrepanza che non è mai stata digerita bene dal mondo scientifico, abituato a certezze almeno apparenti. Oggi però, nuovi indizi potrebbero rimettere tutto in discussione.

Per essere chiari: la tensione esiste o no? Dipende a chi si chiede. Secondo i dati più recenti raccolti da un team di scienziati capitanato da Wendy Freedman dell’Università di Chicago, la tensione di Hubble potrebbe non essere altro che una grande illusione, generata da piccoli ma insidiosi errori di misurazione. Il JWST, con la sua strabiliante capacità di precisione, aveva già confermato la discrepanza, ma ora sembra che le cose siano meno semplici di quanto pensassimo.

Due sono i principali metodi che hanno gettato scompiglio tra gli astrofisici: il primo misura le minuscole fluttuazioni nella radiazione cosmica di fondo, il secondo utilizza stelle variabili chiamate “Cepheid”. Fin qui tutto bene, se non fosse che i risultati non coincidono. Parliamo di tassi di espansione che variano tra i 67 e i 73 chilometri al secondo per megaparsec, una differenza apparentemente piccola ma che ha messo in crisi la nostra comprensione dell’universo.

Il JWST ha rimescolato le carte: confrontando le distanze delle galassie più vicine con vari tipi di stelle, il telescopio ha rivelato che le misurazioni basate sui Cepheid potrebbero essere distorte da un errore sistematico. Come sempre, però, non tutti gli scienziati sono pronti a stappare lo champagne. C’è chi ritiene che il campione di dati sia troppo limitato per fare affermazioni conclusive. E come spesso accade nella scienza, una scoperta risolve un enigma solo per aprire nuove domande.

Forse la tensione di Hubble non è altro che un fantasma, una sfida alle nostre capacità di misurare l’universo in modo perfetto. Ma anche se fosse, la domanda resta: cosa ci siamo persi per strada?

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