KVARATSKHELIA COME ‘IL PRINCIPE’ DI MISERIA E NOBILTÀ

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“Fatemi vedere il principe, voglio parlare col principe! Fatemi vedere il principe, e io mi calmo”. Lo ripeteva in maniera ossessiva un’improvvisata principessa di Casador nel capolavoro ‘Miseria e Nobiltà”, andando a caccia di Totò in casa dei nobili, quelli veri o presunti. Un bisogno quasi fisico, una necessità da soddisfare che ci ricorda la sensazione che provoca l’astinenza da Khvicha Kvaratskhelia.

Fateci vedere KK. Sono passati tre giorni dalla trasferta di Cremona, col georgiano che si è preso tante mazzate e non ha giocato la sua miglior gara sul piano della continuità. Eppure, c’è un eppure gigantesco. Perchè, pur apparendo a sprazzi nel match, è risultato ancora una volta decisivo per la vittoria finale col rigore conquistato e l’assist per chiudere il match ad un Lozano da recuperare anche psicologicamente.

Il classe 2001 è già entrato in 12 reti stagionali con 6 assist ma il dato è ancor più impressionante se si considerano i calci di rigore: contro Glasgow, a San Siro sul campo del Milan e a Cremona l’attaccante ha conquistato calci di rigore che alla fine si sono rivelati decisivi per le vittorie azzurre. C’è qualcosa, però, che va oltre le statistiche. È una mancanza difficile da spiegare, un vuoto che viene colmato. Mentre il Napoli fa girar palla, con Lobotka che smista palloni in abbondanza, in fondo al cuore c’è la speranza che la palla venga dirottata sulla corsia mancina e che Khvicha accenda con un lampo la gara. Fateci vedere Kvaratskhelia, e noi ci calmiamo.

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