Quelle chiavi inglesi citate da Giorgia Meloni spiegano con grande chiarezza perché è complicato dirsi antifascisti. E che sarebbe ora di comprendere il perché di tanti lutti negli anni di piombo.
Nel suo discorso programmatico, il nuovo presidente del Consiglio ha rivendicato con orgoglio il proprio percorso e ha fatto bene. E quel passaggio che abbiamo appena citato all’inizio, ha scosso chiunque abbia vissuto un’epoca caratterizzata da troppo sangue.
Quelle chiavi inglesi …
“Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà – ha detto la Meloni alla Camera – l’ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana. Una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando, nel nome dell’antifascismo militante, ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiavi inglesi”.
Autentica e nobile verità
E’ stato un passaggio di autentica e nobile verità. Perché chi c’era sa che cosa voleva dire la paura di rientrare in casa la sera, affiggere un manifesto del Msi, andare ad una manifestazione. La premier ha spiegato quale fu il sacrificio di generazioni che non volevano essere figlie di un Dio minore e per questo il loro vissuto andrebbe rispettato.
E per questo va dato atto alla Meloni di sincerità quando ha parlato dei totalitarismi. Essi “hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta e non si compensano con altri orrori e altri crimini. Nell’abisso non si pareggiano mai i conti: si precipita e basta”.
Parole chiare e nette, anche quelle sull’assenza di “simpatie” verso i regimi, “fascismo compreso”. Nessuno vorrebbe vivere in un regime. Altra cosa sono le idee, le “cose buone” e quelle brutte. È una stagione nuova che si apre anche per la destra: cambiamento, e non solo governo della cosa pubblica.