SMARTWORKING? UN DIRITTO NON UN PRIVILEGIO.

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Fino a poco tempo fa girava sui social una campagna, diventata virale,  il cui slogan era: (immagine qui su) “voi il mio mi posto auto, prendi anche la mia disabilità“.

Non mi invento niente con questo mio sclero … trovandomi a parlare con altre persone disabili che lavorano da remoto come me, mi sono reso conto che il modo di pensare dei datori di lavoro, sia nel pubblico che nel privato, é sempre lo stesso: “Stai a casa? Sei un privilegiato! Stai a casa? Non hai diritto a nessun benefit, premio produzione ed altro come i colleghi in presenza. Anzi sai cosa Ti dico? Stai a cosa? Non puoi fare straordinario e non ti spettano nemmeno ticket restaurant – Stai a casa e cucini da lì, sei un privilegiato! Non ti bastano tutti questi vantaggi che hai?”

Chi legge questo mio testo potrà credere che il mio sia uno scherzo, una esagerazione verbale e che non sia possibile un pensiero del genere. Ma invece é così. Sono un paio di anni che ne sento in giro di storie e ne vedo di situazioni. Quello che l’opinione pubblica  non capisce (ma peggio ancora i datori di lavoro!) é che lo stare a casa non é un privilegio, non é concessione ma é un Diritto. Quello che non capiscono che a causa della disabilità, in tal modo oltre il danno c’è la beffa; oltre che essere trattati da dipendenti di serie b,  si penalizzano ulteriormente i disabili, perché gli stipendi sono quello che sono (per esempio il contratto nazionale settore commercio non ancora rinnovato dal 2018) ma le utenze, e in particolar modo in questo periodo, con tutti questi rincari, sono sempre a carico del lavoratore “privilegiato”. Penso che sia arrivato pure il momento di finirla e di tutelare i lavoratori disabili, anche perché, ma posso parlare solo per quanto mi riguarda, credo che la produttività non sia inferiore a quella che si produceva in sede, ma questa é un’altra storia.

Credo sia arrivato il momento di reagire. E’ arrivato il momento far valere i propri diritti se non da soli, perché non c’è il tempo, delegando il rappresentante sindacale dei lavoratori in azienda  (laddove ce ne sia uno) o rivolgendosi agli sportelli in difesa dei lavoratori disabili  (qualcosa ho intenzione di mettere in campo e farò!).

Vogliano sclerare? E Scleriamo!

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