Quando passati una manciata di minuti tale Rick Karsdorp dopo aver vinto un rimpallo ed ottenuto un inutile fallo laterale sulla propria trequarti reagisce festeggiando ed incensando la folla come avesse segnato in una finale di Champions la storia è apparsa chiara nella sua dinamica, il Napoli era più forte.
Lo sapevamo noi ma soprattutto lo sapevano loro.
Ed il campo quello ha detto per novanta minuti e lo ha detto in maniera inequivocabile.
Solo la narrazione tossica delle tv di questo paese ha potuto parlare di partita equilibrata.
Solo un allenatore che oramai raschia il barile dell’idiozia trovando risorse inesauribili può avere il coraggio e la mancanza di dignità per sostenere che il risultato sia ingiusto.
In questa nottata lunga e bellissima che ci regala ancora una volta il Napoli primo in classifica c’è un senso di giustizia a farla da padrone.
Perché ha vinto il Napoli ed è stato giusto così.
Meritato.
Meritatissimo.
Perché mai si era vista una squadra di alta classifica giocare in casa e mostrare tanta pochezza tecnica e di idee, pallone che dai centrali passava direttamente alla punta che finiva per schiantarsi contro il muro Coreano che ha annientato qualsiasi cosa transitasse da quelle parti, questa è stata la roma.
Una partita impostata mortificando il pallone in qualsiasi maniera, un’infinità di proteste inutili, di mezzucci dozzinali, di falli che venivano spacciati per carattere ed agonismo ma che in realtà provavano a mascherare la totale incapacità di produrre qualsiasi cosa non fosse il niente che Mourinho aveva pianificato e proposto per novanta minuti.
Il Napoli ha fatto il Napoli, andando a giocarsela a testa alta nonostante mancasse Frank e che Ndombele sia oggettivamente alternativa complicata, campo preso da subito, la ricerca del risultato attraverso il gioco, la qualità e la manovra, la voglia di creare spazi anche laddove spazi ce ne erano pochissimi.
Difesa alta, aggressiva, Lozano in serata importante riusciva a ritagliarsi quel campo che Kvara non aveva a disposizione proprio fisicamente, buon palleggio, la fiducia e la sensazione che sarebbe stata questione di tempo, che la partita era in mano nostra e nostra sarebbe rimasta.
Per me non era rigore, lo dico chiaro, ma è la reazione schizofrenica dell’ambiente giallorosso che ha mostrato a poco dallo scadere la pochezza evidenziata in maniera ancora maggiore nella ripresa.
Perché la roma scompare definitivamente e nasce il capolavoro di Luciano Spalletti.
Il pallone giusto sul piede sbagliato è la prima avvisaglia, tanti Juan e soprattutto tantissimi Jesus sono stati nominati a Napoli, provincia ed in tutto il mondo Partenopeo in quell’istante, la seconda rimane strozzata nel piede di Victor, fuori di un metro e mezzo da posizione importante dopo che il Polacco aveva compiuto un miracolo in copertura un istante prima.
Raspadori o Simeone, questo hanno pensato tutti.
Ed invece Victor non si muove dal campo ed ecco Gianluca Gaetano per Zielinski.
Due palle cosi il Mister.
Perché capisce che il Napoli non può spaccarsi mettendo una seconda punta per un trequartista, che ha il controllo della partita e non può rischiare di perderlo, perché l’occasione arriverà, basta avere pazienza e metterci quella qualità mancata in precedenza.
E non è un caso che sia proprio Gaetano a trattare in maniera importante un pallone sulla sinistra garantendo un possesso che poi finisce sulla corsia opposta.
Kim per Di Lorenzo.
Poi Matteo, senza pensarci con un mancino perfetto a squarciare la metà campo romanista regalandoci nello schermo improvvisamente Victor contro Smalling.
Il 9 gli prende centimetri, metri, posizione, spazio e pallone.
Lo mortifica in ogni maniera, sotto ogni punto di vista possibile ed immaginabile.
E poi.
E poi non capisci più un cazzo.
Qualunque tifoso azzurro non capisce più nulla.
Perché il destro del Nigeriano genera poesia inattesa,
la colpisce perfetta dopo un paio di rimbalzi e la mette ad incrociare facendo nascere un piccolo grande capolavoro.
Sotto al settore, tutti. Ci sono tutti. Ci siamo tutti.
Un abbraccio che in quel momento idealmente coinvolge la città e la sua squadra, mai uniti come adesso, come in questo momento.
Uno sguardo al cielo, ciao Cirù, ed uno al cronometro.
Ma non c’è più partita, non c’è mai stata, Kvara si prende il pallone e decide che non lo debba vedere più nessuno che abbia l’altra maglia addosso.
Il pensiero vola ad un altro giorno di ottobre del 1986, un altro roma Napoli, allorché Bruno creó pallone per Diego che nella stessa porta la mise di collo esterno, uno schiaffo sul primo palo, e Napoli inizió a rendersi conto del fatto che fosse forte come non lo era stata mai.
È una notte di sogni e di ricordi.
Una notte bellissima, non la prima, non l’ultima.
McBlu76 La Napoli Bene