L’effetto pareidolia è un fenomeno comune in cui il cervello umano interpreta pattern significativi o familiari in stimoli casuali o ambigui.
Questo processo può portare le persone a percepire volti, figure o altre forme riconoscibili dove in realtà non esistono.
Ieri, mentre ero in moto diretto a una visita, ho avuto questa esperienza.
Durante il tragitto, ho notato diverse ragazze lungo la strada che sembravano condividere somiglianze sorprendenti con la stessa persona, nonostante le loro differenze di età e sfumature fisiche.
Questo fenomeno mi ha colpito particolarmente e mi ha fatto pensare all’editoriale di domenica.
Razionalmente, le visioni ricorrenti della stessa persona potrebbero essere interpretate attraverso l’ottica dell’effetto pareidolia: il cervello umano tende a cercare continuità e coerenza anche quando non c’è, portandoci a percepire similitudini anche dove potrebbero non essercene.
Tuttavia, per me, questo fenomeno va al di là della razionalità; è un’esperienza che risuona nel profondo del cuore più che nella mente.
Anche se l‘effetto pareidolia offre una spiegazione plausibile, percepisco che sia l’Amore il vero motore di queste visioni ricorrenti.
È come se il cuore, anziché il cervello, fosse l’organo protagonista di questo misterioso fenomeno, suggerendo che la connessione emotiva possa superare la logica e la razionalità.”
La sera poi, e questo non è inerente al fenomeno, mentre facevo zapping in TV, ho incrociato un programma che discuteva del concetto di minimalismo architettonico, sottolineando il principio del “less is more“.
Questo concetto, insieme alle mie riflessioni precedenti, mi ha fatto giungere alla conclusione che nulla avviene per caso e che nulla passa nel cervello se prima non passa attraverso il cuore.
Questa consapevolezza ha ulteriormente rafforzato la mia convinzione sul ruolo predominante del cuore nelle nostre esperienze emotive e nella percezione del mondo circostante.