Brutta, cattiva, nervosa. Ma alla fine segna solo il Napoli. Raspadori decide una partita sofferta e spinge gli azzurri a +6 a tre giornate dalla fine. Conte: “Ringrazio i ragazzi. Ricordate com’eravamo col Modena? La storia la scrivono i vincitori, gli altri al massimo la leggono.”
Dicono che il bel gioco non serva a maggio. Hanno ragione. Perché se è vero che oggi al Via del Mare si è visto uno dei Napoli più brutti dell’era Conte, è altrettanto vero che al triplice fischio restano tre cose: i tre punti, il gol di Raspadori, e la classifica che sorride. Il Lecce ci ha provato con la forza della disperazione, i petardi, le botte e un paio di traverse. Ma a vincere, ancora una volta, è stato chi ha più fame. E oggi, il Napoli ne aveva di più.
Conte guarda avanti, ma non dimentica da dove si è partiti
“Ringrazio i ragazzi per la crescita”, ha detto Antonio Conte nel post-partita, prima di lasciare cadere sul tavolo una frase che è già un manifesto: “La storia la scrivono i vincitori, gli altri al massimo la leggono.” Poi l’affondo: “Ricordate com’eravamo col Modena?”. Era agosto, Coppa Italia, pareggio in casa e fischi dagli spalti. Una settimana dopo, 3-0 a Verona e prime critiche feroci. Ora, a tre giornate dalla fine, il Napoli è a +6. E la penna, adesso, ce l’ha lui.
Partenza sprint, poi l’inferno
Dopo appena due minuti, il pallone è già in rete: Politano taglia il campo e serve un cioccolatino rasoterra a Lukaku, che la devia in porta. Ma il VAR spegne subito gli entusiasmi: offside. Poco male, perché al 24’ ci pensa Raspadori a mettere le cose a posto: punizione a giro sul palo di Falcone e gol che pesa come un macigno. Da lì in poi, però, è un lento affondare nel caos: lancio di oggetti dai tifosi di casa, interruzioni infinite, botte da orbi, Lobotka a terra, un gol annullato a Olivera e un miracolo di Meret su Helgason che vale come un altro gol segnato.
Sofferenza finale, ma regge tutto
Nel secondo tempo, il Napoli sparisce. O meglio: lotta, corre, soffre, ma non gioca. Il Lecce alza i giri, il pubblico si infiamma, Tete Morente rifila un calcione in faccia a Di Lorenzo, Raspadori viene abbattuto a ogni tocco e Coulibaly sfiora il pari. Conte cambia: dentro Gilmour, Billing, Simeone e Ngonge. L’ultima mezz’ora è un assedio: angoli, tiri deviati, urla, crampi. Il Napoli staziona sulla fascia destra per respirare, tenere palla, perdere tempo. I sei minuti di recupero sembrano seicento. Ma alla fine, il triplice fischio arriva.
A tre giornate dalla fine, è fuga vera
Il Napoli vola a +6. Con tre partite ancora da giocare, lo scudetto è più vicino. E anche se i tifosi hanno vissuto ogni minuto come una tortura, lo stadio esplode di gioia al 95’. Raspadori è l’eroe, Meret il santo protettore. Ma l’anima di questa squadra ha ancora il volto di Conte, con la sua grinta e la sua memoria lunga. La stagione è tutta lì: dai fischi del Maradona contro il Modena alla corsa solitaria per il quarto tricolore.
SIGNORI E SIGNORI, IL NAPOLI BATTE ANCHE IL LECCE. E ADESSO LA STORIA LA SCRIVIAMO NOI.